E se ChatGPT parlasse con la voce di Barbie?
Società
Andrea Boscaro  
26 Luglio 2025
ore
10:23 Logo Newsguard
Meme

E se ChatGPT parlasse con la voce di Barbie?

A seguito dell'accordo fra Mattel e ChatGPT, nel corso di quest'anno sono previsti i primi giocattoli che integrano l'Intelligenza Artificiale

Per chi è cresciuto con Dylan Dog e attendeva con ansia ogni nuovo numero all’edicola di Piazza Genova, leggere un fumetto era un rito di passaggio nell’età dell’adolescenza: del resto, da bambino, non avrei riso alle freddure di Groucho Marx. Per la generazione che mi ha preceduto, He-Man aveva debuttato nei fumetti e poi era diventato un giocattolo.

Oggi la traiettoria si è invertita. Con l’accordo fra Mattel e OpenAI per dare la voce di ChatGPT ai suoi giocattoli, è il gioco che deve produrre la narrazione. Barbie, Hot Wheels, Masters of the Universe: icone che fino a ieri vivevano nel silenzio della fantasia di ciascuno, ora prenderanno parola. E non con battute preimpostate, ma in conversazioni reali, modellate sull’umore, sui sogni di chi gioca.

Il punto non è se sia giusto o sbagliato. Il punto è che questo passaggio segna una svolta nel modo in cui costruiamo mondi. Il fumetto, la TV, il cinema d’animazione: un tempo erano loro a fornire l’universo simbolico, i codici condivisi tra coetanei. Oggi l’esperienza è più fluida, più personale, più frammentata. E l’intelligenza artificiale sembra fatta apposta per cucire storie su misura.

I giochi interattivi

I Tamagotchi negli anni ’90 ci avevano già abituati all’idea che un oggetto potesse “chiedere” qualcosa, instaurare una relazione. I Pokémon hanno esteso quel legame: raccoglierli, allenarli, amarli. Non solo pupazzi, ma presenze.

Con i chatbot oggi adottati da milioni di adolescenti – da Character.ai a Replika – il salto è stato compiuto: si parla con l’AI non per giocare, ma per condividere. E la sorpresa è che, in certi casi, questa presenza artificiale sa anche ascoltare meglio degli umani.

Di fronte a dubbi più che legittimi, giova ricordare che Mattel non ha scelto la versione base di ChatGPT, ma una versione più sicura, senza accesso ai dati esterni. Resta però una domanda: chi scrive davvero le storie che Barbie racconterà? Chi decide cosa può o non può dire He-Man mentre gioca con un bambino che gli chiede consiglio su un litigio con un amico? Questo non è un semplice aggiornamento tecnologico: è l’ingresso, dentro il gioco, di un nuovo tipo di linguaggio, quello generativo.

E forse è proprio questo il cambiamento più temibile: l’infanzia non sarà più il tempo della scoperta del proprio mondo interiore, ma della costruzione di un mondo plasmato insieme a una voce artificiale. Non è nostalgia dire che Tex Willer oggi non basterebbe. Ai tempi di Roblox e Minecraft, anche l’educazione che passa dal gioco è cambiata. I brand lo hanno capito. Ora tocca agli adulti – genitori ed educatori –  scegliere se e come partecipare a questo nuovo racconto. Perché se Barbie comincia a parlare, sarà bene essere pronti ad ascoltarla.

TORNA AL BLOG DI ANDREA BOSCARO

SEGUI ANCHE:

memeboscaro
Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione