Ex Ilva, Pd: “Basta incertezze, ora guida pubblica e un piano vero”
Per lo stabilimento di strada Boscomarengo le nubi si addensano e c'è il rischio di uno "spezzatino" al contrario
NOVI LIGURE – Il sindaco di Novi, Rocchino Muliere, ancora una volta non ha fatto mancare il suo sostegno ai lavoratori dell’ex Ilva presentandosi ieri insieme ad altri esponenti dell’amministrazione comunale davanti ai cancelli dello stabilimento di strada Boscomarengo per testimoniare vicinanza e solidarietà alle persone e alle famiglie che stanno vivendo un’incertezza intollerabile: alla precarietà produttiva corrisponde un’incertezza di vita per centinaia di nuclei del territorio novese.
Gli esponenti del Partito Democratico sottolineano ciò che denunciano da tempo: la gestione del dossier ex Ilva è precipitata in una crisi industriale e occupazionale senza precedenti. «Dopo tre anni di promesse e dichiarazioni, siamo davanti a un collasso di fatto: a Taranto si ipotizza una produzione solo parziale, limitata a materiale grezzo destinato alla vendita esterna; negli stabilimenti del Nord – Genova e Novi Ligure – si profilano blocchi e ammortizzatori sociali».
Spezzatino al contrario
In un comunicato stampa dei Dem viene detto con forza che «È ancor più paradossale, se questa impostazione fosse confermata, che si voglia mantenere la produzione a Taranto bloccandola invece a Genova e Novi: proprio Taranto è il sito da cui la crisi è nata per gravi criticità sanitarie e ambientali, che richiederebbero risanamento e investimenti seri, non il sacrificio degli stabilimenti del Nord. È uno “spezzatino al contrario” che svuota valore industriale e prospettiva, ferendo un comparto strategico e un territorio che ha già pagato troppo».
La Stato deve assumere la guida
Daniele Mascia, segretario del PD di Novi dichiara: «Con una partecipazione pubblica maggioritaria nella compagine societaria, lo Stato non può limitarsi a osservare.
Deve assumere la guida di un percorso credibile: indicare tempi, risorse e obiettivi, garantire rifornimenti, carichi di lavoro e continuità produttiva anche negli impianti del Nord. Parlare di formazione o ridurre la cassa integrazione senza un vero progetto di rilancio significa solo allungare l’agonia, rinviando decisioni che non sono più rinviabili. La scadenza di fine febbraio, con la cessazione di vari ammortizzatori sociali, è un passaggio critico: le famiglie non vivono di rassicurazioni, ma di certezze e reddito.»
A Daniele Mascia fa eco Luca Patelli, capogruppo dei democratici in consiglio comunale: «È amaro constatare che, in una società a prevalente proprietà pubblica, non si veda un piano d’azione industriale diretto e concreto, mentre si continua a ricorrere agli ammortizzatori sociali – cioè risorse pubbliche – senza un disegno capace di restituire futuro a produzione e lavoro.
Troppe occasioni di dialogo sono state sprecate – prima con Baku Steel, poi con Jindal – e si è proseguito con annunci su nuovi investitori anche extra Ue, senza esiti reali. La siderurgia è un asset strategico per l’Italia e per l’Europa e la domanda di acciaio è forte: servono decisioni operative verificabili, non altri rinvii. Le famiglie non campano di rinvii.»
I democratici inoltre rimarcano che «Novi Ligure non accetterà una lenta dismissione mascherata, né – peggio – la svalutazione dello stabilimento funzionale a un’eventuale vendita al ribasso, con il rischio di aprire la strada a esuberi. Serve un intervento pubblico serio, una regia trasparente e un cronoprogramma verificabile che riporti la produzione a livelli adeguati, metta al sicuro salari e diritti, faccia della formazione uno strumento reale di innovazione e indichi prospettive concrete per l’indotto.
È tempo di passare dalle parole agli atti: condivisione dei dati, verifiche periodiche degli impegni, confronto stabile con i sindacati e con le istituzioni locali».