“Natale Shakespeariano”, appuntamento in biblioteca
Patrizia Ferrando
Cultura & Spettacoli
Marzia Persi  
9 Dicembre 2025
ore
10:00 Logo Newsguard
Serravalle Scrivia

“Natale Shakespeariano”, appuntamento in biblioteca

Questo pomeriggio, alle 17, Patrizia Ferrando ci svelerà la magia della Dodicesima Notte

SERRAVALLE SCRIVIA- Appuntamento, oggi pomeriggio, alle 17, in biblioteca a Serravalle con “Natale Shakespeariano. Alla scoperta di tradizioni perdute” .

Patrizia Ferrando, con la sua arte oratoria, farà fare a tutti un viaggio nel Natale elisabettiano, tra riti antichi, usanze dimenticate e quell’atmosfera festosa e sovversiva che animava le celebrazioni del passato.

Con Patrizia Ferrando, si andrà alla scoperta di un Natale lontanissimo dal nostro immaginario contemporaneo: non il Natale dei nonni, non quello vittoriano anglo-tedesco che oggi consideriamo “classico”, ma un mondo ancora più remoto, vivo oggi sulle assi dei palcoscenici grazie alla parola di Shakespeare.

La Dodicesima notte

Nell’Inghilterra elisabettiana, il Natale non corrispondeva a un solo giorno, ma diveniva un’esplosione di gioia che si protraeva per dodici notti intere, dal 25 dicembre fino all’Epifania, la celebre Dodicesima Notte (che dà il titolo a una delle commedie più amate di Shakespeare). Era un periodo di celebrazione dell’abbondanza, di una sfrenata voglia di divertirsi e di un’esuberanza che mescolava sacro e profano, cristianità e antiche usanze pagane.

L’atmosfera era carica di un’allegria informale che oggi stenteremmo a riconoscere come natalizia.

Il fulcro era l’inversione dei ruoli e il regno del caos permesso. Un gioco che William Shakespeare ha perpetuato perché noi potessimo riviverlo ancora in scena. In molte grandi case, nobili e servi si scambiavano i compiti, e un “Lord of Misrule” (Signore del Malgoverno), spesso un popolano eletto per l’occasione, presiedeva le baldorie, dando il via a giochi, danze mascherate e spettacoli di ogni genere.

Le tavole traboccavano di selvaggina e di immense torte salate, oltre che di spezie e frutta secca, simboli ricorrenti, insieme ai sempreverdi, di una ricchezza non solo monetaria. Un rituale centrale era il consumo del Wassail, un punch speziato e alcolico (simile al nostro vin brulé) con cui si brindava con l’augurio di fertilità e buona salute, rivolgendosi anche agli alberi da frutto.

Il periodo culminava con la Dodicesima Notte, in cui si spezzava la Twelfth Cake, un dolce contenente un fagiolo o una statuina: chi lo trovava veniva incoronato Re o Regina della festa per la notte, e la sua “corte” si lanciava in un’ultima, sfrenata serie di giochi e danze prima di smontare gli addobbi il giorno seguente, l’Epifania.

 

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