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    Marco Bertoncini  
    5 Gennaio 2021
    ore
    10:46 Logo Newsguard
    Il documento

    Dove sarà il deposito nazionale del nucleare italiano? Sei le ipotesi in provincia

    ALESSANDRIA – Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento; Fubine-Quargnento; Alessandria-Oviglio; Bosco Marengo-Frugarolo; Bosco Marengo-Novi Ligure; Castelnuovo Bormida-Sezzadio: sei aree (nove comuni interessati), tutte in provincia di Alessandria. Sono tra le 67 “candidate” ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. E sono tra quelle giudicate più idonee (23 in totale), quindi si tratta di candidature decisamente forti. Fanno parte della Cnapi (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee), documento atteso da molti anni e pubblicato nella notte da Sogin, la società di gestione degli impianti nucleari. 

     

    La nuova infrastruttura, che dovrebbe ospitare anche un parco tecnologico, ha un cronoprogramma che prevede il funzionamento del nuovo sito dal 2025.

    Si tratta di realizzare un sito dove mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi italiani che, nelle more del processo di individuazione del futuro deposito nazionale, da moltissimi anni giacciono in gran parte a Saluggia, in provincia di Vercelli (che è in questo momento il deposito nazionale de facto), in un’area giudicata dagli ambientalisti pericolosissima, per il fatto di essere circondata da corsi d’acqua e a breve distanza dalle falde dell’Acquedotto del Monferrato.

    La Cnapi infatti era pronta da anni ma, per la sua pubblicazione, mancava il nulla osta da parte dei ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente. Un testo bloccato da necessità di approfondimenti ma anche dalle “esigenze” della politica, tra elezioni e referendum…

    La realizzazione del deposito nazionale consentirà di completare il decommissioning degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.

    Insieme al Deposito Nazionale sarà realizzato il Parco Tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato.

    L’area occupata sarà di circa 150 ettari, 110 dedicati al deposito e 40 al parco. Nel deposito 90 costruzioni di calcestruzzo armato con dentro grandi contenitori in calcestruzzo speciale con a loro volta dentro i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati: 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività.

    Ora si apre una fase di consultazione di 60 giorni durante la quale regioni, enti locali e portatori di interesse possono formulare osservazioni e proposte. Nei mesi successivi (4) si terrà il seminario nazionale che darà via a un dibattito con anche associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca: saranno approfonditi tutti gli aspetti della vicenda. 

    La presa di posizione di Molinari e Cirio

    Le parole dell’onorevole Fornaro

    Il punto di vista della senatrice Matrisciano e del Pd Alessandria

    Oltre ai siti Alessandrini gli altri comuni interessati sono in Piemonte Caluso, Mazzé, Rondissone, Carmagnola, in Toscana Pienza, Trequanda, Campagnatico, nel Lazio Ischia di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Tessennano, Tuscania, Arlena di Castro, Piansano, Tarquinia, Soriano del Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, in Basilicata e Puglia Genzano di Lucania, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina in Puglia, Altamura, Matera, Laterza, Bernarda, Montescaglioso, Montalbano Jonico, in Sardegna Siapiccia, Albagiara, Assolo, Mogorella, Usellus, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbare, Tuili, Ussaramanna, Gergei, Las Plassas, Villamar, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Guasila, Ortcesus, in Sicilia Trapani, Calafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera.

    Dopo il seminario Sogin aggiornerà la Cnapi, che verrà nuovamente sottoposta ai pareri del Ministero dello Sviluppo Economico, dell’ente di controllo Isi, del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In base a questi pareri, il Ministero dello Sviluppo Economico convaliderà la versione definitiva della Carta, ovvero la Cnai, la Carta Nazionale delle Aree Idonee.

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