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    Acciaierie
    Rocco Palombella alla manifestazione di Novi
    Economia
    Elio Defrani  
    29 Novembre 2023
    ore
    08:00 Logo Newsguard
    la vertenza

    Acciaierie d’Italia, altro rinvio. «Ora si rischia la chiusura»

    L'allarme dei sindacati dopo l'ulteriore rinvio dell'assemblea dei soci. Preoccupata anche Confindustria. Gozzi (Federacciai): «Cambiare pagina»

    MILANO — «Mentre Arcelor Mittal e Invitalia giocano al monopoli il più grande gruppo siderurgico italiano rischia la chiusura». Lo dice Loris Scarpa, coordinatore nazionale della Fiom Cgil, dopo che ieri l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia è stata nuovamente aggiornata, questa volta al 6 dicembre.

    Ancora più duro Rocco Palombella, segretario nazionale Uilm: «Il rinvio rappresenta l’ennesima umiliazione perpetrata Arcelor Mittal contro il nostro Paese. Allo stesso modo è grave il silenzio del Governo. Quanto successo è la conferma evidente dell’irresponsabilità della multinazionale e della mancanza di volontà nell’investire per il rilancio dell’ex Ilva».

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    Acciaierie d’Italia, i nodi da risolvere

    Anche a Novi Ligure si vive con il fiato sospeso. All’assemblea dei soci c’era da decidere su temi importanti per il futuro di Acciaierie d’Italia. Le dimissioni del presidente Franco Bernabé, il ventilato stop alla fornitura di gas e la richiesta di 320 milioni per far fronte alle esigenze della produzione. Senza contare i 5 miliardi necessari per ammodernare Taranto. Come la settimana scorsa, però, Arcelor Mittal (che detiene il 62 per cento di AdI) e Invitalia (la società pubblica che ha il restante 38 per cento) non sono arrivate a un accordo.

    La preoccupazione di Confindustria

    La situazione dell’ex Ilva non preoccupa solo lavoratori e sindacati. «Questo Paese deve decidere se l’acciaio lo vuole o no. Io credo che sia fondamentale avere l’acciaio, quindi spero in una soluzione positiva, perché Acciaierie d’Italia è un asset strategico», ha detto ad esempio il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. «Molte delle catene di fornitura dipendono dall’acciaio. Spero che si trovi una soluzione che vada nella giusta direzione, non solo per Acciaierie d’Italia ma per tutta la manifattura del Paese», ha affermato Bonomi.

    «Se la più grande azienda siderurgica del mondo mette soldi e management per salvare il più importante impianto italiano questa è la soluzione migliore, ma se non lo fa bisogna cambiare pagina», ha aggiunto il presidente di Federacciai Antonio Gozzi.

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    «Il Governo prenda il controllo»

    Secondo i sindacati, per evitare la chiusura dell’ex Ilva a questo punto l’unica possibilità è mandare via Arcelor Mittal e assegnare il controllo dell’azienda allo Stato. «Dal Governo ci aspettiamo una decisione netta – ha detto Palombella – I 20 mila lavoratori non possono rimanere appesi alle decisioni di una multinazionale che sta distruggendo un asset strategico del nostro Paese. L’esecutivo non può rimanere in silenzio, sarebbe un’ammissione di responsabilità e di connivenza intollerabile. Non staremo fermi, chiediamo un incontro urgente a Palazzo Chigi e siamo pronti a mobilitarci di nuovo per la dignità e il futuro dei lavoratori».

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